ANTONELLA CALABRESE: INQUIETE COSCIENZE

Quanto può essere rassicurante il grottesco?
E' una riflessione che nasce osservando i ritratti dal segno essenziale e un po' cartoon di Antonella Calabrese.
Quanto è conforme il rapporto che esiste tra quel contenitore dalla figurazione apparentemente ingenua e il loro effettivo contenuto? Per saperlo, bisogna ampliare lo sguardo e soffermarsi sul segno che slitta improvvisamente dal fumetto al primitivo negli altri quadri della serie "Inquiete Coscienze" popolati dalle medesime silhouettes.
Figure più truci, stavolta. Guerrieri. Coscienze isolate che si stagliano su paesaggi laconici, sfuggenti, dominati da sprazzi di materia e colori tendenti al terreo.Il segno rassicurante, gioioso, ha compiuto un salto semantico smettendo di illustrare
icone Pop tutte tinte squillanti e comunicazione d'impatto, fino a diventare qualcosa d'altro. Di certo un qualcosa meno rassicurante, ma che al tempo stesso sottende uno sguardo più complesso, la percezione consapevole di una realtà afferrabile attraverso il gioco, che però gioco non è mai stato e non può essere. Non completamente, almeno. Come una filastrocca inquietante, dove il ripetersi dei versi disorienta chi ascolta, invece di pacificarlo. Perché l'oggetto dei versi ricorda l'esistere delle cose, nella loro cruda nudità.
Con disinvoltura, Antonella Calabrese muove i suoi pezzi: una partita fatta di superfici, linee libere, inserti fotografici, associazioni quasi automatiche. Dalla libertà di manovra con cui crea e disfa le sue strategie compositive, ricava un campo d'azione sempre vivo, dalla felicità d'invenzione, trae sorprese spiazzanti. Dall'eco ancestrale dei suoi graffiti più etnici, ottiene un tempo azzerato, dove l'immagine si pietrifica in un gesto rimasto incompiuto. Quello di un "uomo" che per quanto si sforzi non riesce ad essere più che una caricatura di se stesso.
Potrebbe trattarsi di una corroborante forma di pessimismo, travestita da scherzo? Forse, perché no? La più saggia delle battute ci ricorda che "Il re è nudo", anche se lo afferma nella cornice benevola della fiaba. I lavori di Antonella Calabrese fanno altrettanto. Bisogna prestarvi molta attenzione, perché quel re siamo noi.

LAURA SORMANI

Napoli, dicembre 2008