GIOVANNI RAFFAELLI:
RELIQUIARI PROFANI
Giovanni Raffaelli
ha da tempo abbandonato la pittura da cavalletto, spostando il baricentro
delle sue ricerche in direzione di una composizione in grado di rappresentare
il mondo degli oggetti quale specchio del più irreale e fiabesco mondo
degli uomini. Così facendo ha voluto mostrare tutto il valore di quel
rapporto sentimentale che lega la storia delle persone alle cose più
disparate e che dà inevitabilmente vita a una storia stessa degli
oggetti.
Portati a ruolo di testimoni, divenuti ora soggetti narranti, questi
oggetti partecipano al racconto della nostra memoria collettiva. Ma
la loro presenza ingombra di verità le composizioni dell'autore e
trascina in secondo piano il sentimento mitigatore del ricordo costringendolo
a manifestarsi nuovamente nel presente dello spettatore che, con sorpresa,
sembra riconoscerlo a fatica ora che appare parzialmente spogliato
del suo ruolo di simbolo. È proprio davanti a questa apparenza delle
cose che il lavoro di Giovanni Raffaelli focalizza nei reliquiari
ed ex voto il possibile punto di approdo di una ricerca che fa capo
alla sua personale esperienza.
Dare vita
a un ex voto significa dare forma rappresentativa a eventi che, nella
loro santa ingenuità popolare, restano a testimonianza di vere speranze
umane. Raffaelli ricerca e recupera il valore di queste speranze proprio
nel momento in cui le distacca dall'oggettività delle cose che dovrebbero
evocarle. L'artista indaga un mondo fatto più di umanità che spiritualità.
Egli porta con sé un'idea di "grazie non ricevute" allo scopo di evidenziare
maggiormente l'aspetto reale di un comportamento che appartiene al
sociale.
Per trovare
questa nuova dimensione l'autore ha dovuto coraggiosamente rinunciare
a una tradizione pittorica convenzionale, le cui basi restano però
saldamente presenti nell'ordine compositivo e nell'urbanizzazione
dello spazio e, forse, ne risultano accresciute in una riscoperta
dell'oggetto come valore artigianale autonomo.
MARCO
DEL MONTE
Venezia,
marzo 2007