DE RERUM NATURA

L'immagine è espressione autonoma. Le parole ridondano in sua compagnia nella mente dell'osservatore attento. Ogni sentimento indotto in noi dall'esterno si produce solo attraverso l'immagine che di tale emozione elaboriamo. Tutto ciò che è fisicamente concreto deve smaterializzarsi affinché possa avere un rapporto totalizzante con la persona.
L'immagine è tutto quello di cui abbiamo bisogno: è la nostra idea delle cose.
Il figurativo, il fenomenico si disimpegnano dal legame con la percezione meccanica che l'occhio cattura dal reale. Un prato appena inverdito dall'erba novella di una nuova stagione è dipinto su una tela. Quella visione è nata nel pittore. Il suo occhio ha visto la realtà ma il prato è stato per lui solo un movimento del vento, la luce in quel punto, l'intensità di quel verde.
Vero è che si potrebbe riportare minuziosamente ogni minima cosa che si vede mantenendo la fedeltà più fotografica possibile e tutti quei particolari sarebbero ugualmente davanti ai nostri occhi. Ma sarebbero solo voci di un lungo elenco di elementi che ancora aspetta di essere compreso per poter avere una qualche utilità.
L'immagine è la nostra prima diretta forma del conoscere.
L'uomo, nel lungo cammino della storia della conoscenza, è ricorso ad essa quale strumento di indagine e alla natura quale soggetto principale della sua ricerca di comprensione del mondo.
Le diverse visioni culturali hanno dato un approccio di volta in volta sempre diversificato del rapporto uomo-natura e quindi l'immagine si è fatta illusoria, trascendente, magica, scientifica, astratta, metafisica. Ma in tutto questo suo variare ha sempre saputo essere un significante universalmente più decifrabile rispetto alla parola.
Oggi, il sapere avviene attraverso codici e linguaggi sempre più specializzati e funzionali. Il pittore si sente quindi libero di superare ciò che è strettamente figurativo ed elabora grammatiche più autonome, utilizzando elementi formali nati dalla sua personale ricerca. Un agire che, beninteso, non implica una necessaria tendenza all'astratto.
Questa mostra vuole testimoniare sette esperienze di sette artisti dal carattere molto diverso fra loro ma le cui personalità hanno saputo vibrare al richiamo innato della natura e i cui percorsi sono attente ricerche, spesso severe con se stessi, sempre poetiche, di questo interminabile confronto.
Giuseppe Biagi, Robert Carroll, Riccardo Corti, Giulio Greco, Lino Mannocci, Guido Morelli e Sergio Scatizzi sono le voci di questo nuovo canto corale che vuole richiamare l'attenzione dello spettatore al rapporto armonico che ogni individuo ha con la natura.

MARCO DEL MONTE

Viareggio, giugno 2004